Dattiloscopia


Le impronte papillari, risultano dal segno che lasciano le impronte tattili. Queste sono rilievi lineari, per lo più irregolarmente paralleli, determinati in alcune zone del corpo (palme delle mani, piedi, facce digitali) dalla sporgenza, attraverso l’epidermide, cioè della pelle, allineate. Tali creste sono larghe da mm. 02 a mm. 07. Le papille che le compongono sono allineate su ciascuna cresta in due serie principali e parallele, in mezzo alle quali sbucano le ghiandole sudoripare o pori.

Ai fini di una investigazione, sono utilissime le impronte delle dita, dei piedi e quelle plantari. L’impronta dell’alluce viene presa anche nelle cliniche di maternità per l’identificazione dei neonati. Per spiegare l’impronta papillare, non basta il disegno, ma occorre un altro elemento importante, il sudore. Infatti, è noto, che dai pori gocciola il sudore e le creste papillari, vengono da esse inumidite. Il segnalamento dattiloscopico, trae il suo rigore scientifico da questi principi:


1. Non esistono due disegni uguali
2. I disegni sono immutabili nello stesso individuo, dal periodo fetale sino al disfacimento del cadavere
3. Il segnalamento può essere fatto senza particolari apparecchiature
4. La tecnica del rilevamento delle impronte è facile, perché richiede solo: A) una qualsiasi sostanza colorante delle impronte; B) una lente; C) una buona fonte di illuminazione; idoneo materiale adesivo per lo strappo. In commercio ad uso della polizia scientifica dei vari corpi, esistono cassette complete di ogni polvere o reagente. L’investigatore privato, può supplire usando solfuro d’antimonio, grafite, carbonato di piombo, polvere finissima di alluminio. Per il rilevamento delle impronte su un corpo liscio o su carta, sono indicati il nitrato d’argento e i vapori di iodio.
Le parti della mano che assumono un significato più rilevante ai fini identificativi, sono le estremità delle dita (falangi ungueali) ed il palmo.