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Revisione n. 3 del 1 marzo 2010 a cura della Commissione Qualità1 del Gruppo Tossicologi Forensi Italiani (GTFI)


Linee guida per i laboratori di analisi di sostanze d’abuso con finalità tossicologico-forensi e medico-legali


 

 

TOSSICOLOGIA-FORENSE-test-antidrogaPremessa

Le “LINEE GUIDA PER I LABORATORI DI ANALISI DELLE DROGHE D’ABUSO CON FINALITÀ MEDICO-LEGALI” furono elaborate per la prima volta nell’anno 2000, nell’ambito dei Progetti di ricerca del Ministero della Salute in tema di: “Miglioramento della qualità analitica nell’analisi tossicologica delle sostanze d’abuso e standardizzazione delle procedure analitiche adottate nella diagnostica di laboratorio, nonché di formazione specifica del personale preposto agli accertamenti tossicologici”.

Le Linee Guida, condivise dal Gruppo Tossicologi Forensi Italiani della SIMLA, sono state quindi oggetto di revisione ed aggiornamento periodici. In particolare, nel luglio 2003 è stata pubblicata una prima revisione, successivamente aggiornata nel maggio 2008 (revisione n. 2) al fine di standardizzare le procedure analitiche adottate dai LABORATORI DI ANALISI DI SOSTANZE D’ABUSO CON FINALITÀ TOSSICOLOGICO – FORENSI E MEDICO-LEGALI. La revisione contenuta nel presente documento (revisione n. 3) è stata elaborata dalla Commissione Qualità del GTFI ed approvata dal Consiglio Direttivo della stessa Società Scientifica.

Si è ritenuto opportuno procedere alla presente revisione al fine di meglio esplicitare i concetti della qualità cui devono attenersi i laboratori che effettuano analisi di sostanze d’abuso con finalità medico–legali. Inoltre sono stati perfezionati alcuni aspetti propriamente tossicologico-forensi della precedente versione. Infine, si è ritenuto necessario introdurre nelle LINEE GUIDA PER I LABORATORI DI ANALISI DI SOSTANZE D’ABUSO CON FINALITÀ TOSSICOLOGICO – FORENSI E MEDICO – LEGALI (d’ora in avanti denominate Linee Guida) le procedure relative alla determinazione dell’alcolemia.

La presente revisione delle Linee Guida è stata realizzata in considerazione: dello sviluppo ed affinamento dei concetti e finalità delle Linee Guida già formulati dal GTFI nelle precedenti versioni; dell’interpretazione della norma UNI EN ISO 9000:2005 “Sistemi di gestione per la qualità (Fondamenti e terminologia)”; dell’interpretazione della norma UNI EN ISO 9001:2008 “Sistemi di gestione per la qualità (Requisiti)”; del recepimento di alcuni requisiti della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2005 “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura”.

Le Linee Guida sono articolate in 9 sezioni:
1. Scopo e applicazioni
2. Termini e definizioni
3. Personale
4. Procedure
5. Requisiti per le attività analitiche
6. Accettazione, prelievo, manipolazione e movimentazione dei campioni
7. Metodi analitici
8. Assicurazione della qualità
9. Rapporto analitico o referto


1. SCOPO E APPLICAZIONI


1.1. Scopo
L’esigenza che ha ispirato l’elaborazione delle Linee Guida è individuabile nei punti di seguito descritti. Le analisi di sostanze d’abuso a scopo forense sono suscettibili di miglioramento continuo sia per il progressi nell’individuazione di nuovi marcatori specifici di abuso come pure nell’individuazione di substrati biologici alternativi o complementari a quelli di impiego tradizionale, sia infine per il progresso e il consolidamento delle tecniche analitiche. Le analisi di sostanze d’abuso a scopo forense possono assumere carattere di prova giudiziaria la quale, per definizione, deve possedere requisiti di certezza e di affidabilità (dimostrabili attraverso la documentazione e la rintracciabilità di ogni fase analitica) nonché di trasparenza ed uniformità. Un elevato livello qualitativo dei risultati delle analisi di sostanze d’abuso a scopo forense è assicurato non solo dall’utilizzo di metodi e tecniche consolidate, ma anche dalla certezza che gli stessi risultati provengano da strutture culturalmente preparate, costantemente aggiornate, dotate di organizzazione efficiente e caratterizzate da elevata affidabilità nel tempo. A livello nazionale, infine, è avvertita la forte richiesta di uniformità e confrontabilità delle procedure pre-analitiche (accettazione, consenso, prelievo, conservazione), analitiche (trattamento del campione, analisi strumentale) e post-analitiche (interpretazione del dato, refertazione, stoccaggio del campione) al fine di poter considerare tutti gli elementi che concorrono alla produzione del risultato.
Lo scopo delle presenti Linee Guida è dunque riassumibile nei seguenti punti: mettere a disposizione di tutti i laboratori di analisi di sostanze d’abuso a scopo forense uno strumento di riferimento per un corretto approccio alle analisi improntato alla standardizzazione e alla confrontabilità dei risultati; fornire indicazioni e raccomandazioni sulla gestione di ogni processo analitico; assicurare che i laboratori dispongano di risorse culturali, umane, materiali e strumentali adeguate per operare nel settore delle analisi di sostanze d’abuso a scopo forense; supportare e cautelare i laboratori nella refertazione delle analisi tossicologiche a scopo forense.

1.2. Applicazioni
La stesura delle presenti Linee Guida è stata realizzata nell’intento di integrare tra loro i seguenti aspetti: diffondere e promuovere la cultura analitico-tossicologica applicata alla diagnosi a scopo forense, frutto dell’esperienza maturata negli anni dal GTFI, nello sviluppo e nell’esecuzione delle Analisi come pure nella loro interpretazione; favorire l’acquisizione, da parte dei laboratori di analisi di sostanze d’abuso a scopo forense, dei requisiti per un’organizzazione efficiente, efficace ed affidabile nel tempo attraverso l’adozione di un sistema di gestione per la qualità progettato e realizzato anche in considerazione delle caratteristiche degli stessi laboratori.
Le Linee Guida, quindi, sono state ideate quale elemento di autodisciplina e requisito dichiarato fondamentale di un sistema di gestione per la qualità applicato ai laboratori di analisi di sostanze d’abuso a scopo forense proponendosi come componente essenziale di un auspicabile processo di “accreditamento all’eccellenza”.
E’ necessario, quindi, che i laboratori di analisi di sostanze d’abuso a scopo forense adottino un sistema di gestione per la qualità che esprima e verifichi la politica della qualità basato sui seguenti principi: eccellenza del risultato ed efficacia organizzativa; costante miglioramento dello standard di qualità del servizio fornito; responsabilizzazione del personale nell’assicurare la qualità del lavoro svolto nell’ambito della propria funzione; diffusione della politica della qualità a tutto il personale della struttura; costante riesame della politica della qualità e dei relativi obiettivi.

1.3. Ambito di applicazione
Le presenti Linee Guida devono essere recepite ed applicate da tutti i laboratori deputati all’esecuzione di analisi di sostanze d’abuso in materiale biologico.
I laboratori che operano in questo ambito devono pertanto attenersi ai principi enunciati nell’ambito delle presenti Linee Guida, sotto il profilo organizzativo e metodologico, al fine di rispettare i requisiti di uniformità e verificabilità che garantiscano la sicurezza di qualità.
Tali requisiti riguardano:

  • l’organigramma del personale, con individuazione dei compiti e delle relative responsabilità;
  • le procedure di acquisizione dei campioni e di analisi degli stessi; le procedure di validazione dei metodi analitici;
  • i criteri minimi di identificazione e quantificazione;
  • i valori di cut-off per i diversi campioni biologici;
  • il monitoraggio interno ed esterno dell’affidabilità analitica;
  • le modalità di stesura e di emissione del rapporto analitico o referto, con eventuale interpretazione dei
    risultati ovvero indicazione dell’ambito di utilizzabilità.


2. TERMINI E DEFINIZIONI


I termini sottolineati nel testo trovano corrispondente definizione in questa sezione.
Accreditamento: processo volontario, volto al miglioramento continuo della qualità, mediante il quale un’istituzione o un programma si sottopongono alla valutazione di un organismo indipendente al fine di verificare e documentare se soddisfano requisiti predeterminati.
Analisi: ai fini delle presenti Linee Guida, il termine è riferito alle analisi di sostanze d’abuso in campione biologico prelevato da vivente a scopo forense e che possono assumere carattere di prova giudiziaria nell’applicazione di normative vigenti.
Analisi di conferma: seconda Analisi da eseguirsi obbligatoriamente, con un metodo dotato di maggiore specificità rispetto a quella impiegata per l’Analisi di screening, e comunque fondato su principi chimico-fisici diversi, su una differente aliquota del campione originale, al fine di identificare specificamente una sostanza e/o suoi metaboliti individuati in maniera presuntiva attraverso l’Analisi di screening.
Analisi di revisione (o controanalisi): Analisi eseguita su un campione di revisione (controcampione) con un metodo avente caratteristiche di specificità e di sensibilità uguali o superiori a quelle del metodo analitico utilizzato per un’Analisi oggetto di contestazione. Il soggetto da cui è stato prelevato il campione di revisione ha facoltà di assistere, personalmente o tramite un proprio consulente tecnico, al riconoscimento del campione stesso, alla verifica dell’integrità del sigillo e a tutte le procedure dell’analisi di revisione. L’analisi di revisione può essere effettuata dal medesimo laboratorio che ha eseguito l’analisi di prima istanza ovvero da laboratori specificamente individuati sulla base di una valutazione esterna oggettiva, ufficialmente riconosciuti per tale scopo, e dichiaranti la piena adesione alle presenti Linee Guida.
Analisi di screening: Analisi preliminare che fornisce un risultato presuntivo, ovvero la probabile negatività o positività (non negatività) di un campione rispetto ad una sostanza/classe di sostanze e in riferimento a un valore di cut-off prestabilito. Per definizione, un risultato positivo ottenuto con un’Analisi di screening non può assumere valenza forense .
Analisi qualitativa: Analisi che fornisce soltanto un risultato in termini di presenza/assenza di un analita in riferimento ad un valore di cut-off prestabilito.
Analisi quantitativa: Analisi in grado di misurare la concentrazione di uno o più analiti con un livello predeterminato di precisione e accuratezza
Assicurazione della qualità: rispetto delle Procedure Operative Standard attraverso l’applicazione rigorosa delle istruzioni operative e il monitoraggio continuo delle varie fasi gestionali.
Batch: gruppo di campioni esaminati in serie o in parallelo, processati nell’ambito della stessa sessione analitica.
Bianco o campione bianco: campione biologico in precedenza sottoposto ad Analisi per una o più sostanze e risultato negativo (concentrazione della/e sostanza/e inferiore o uguale al LLOD)

Bias (inaccuratezza): misura dell’accuratezza di un metodo analitico quantitativo ad una determinata quantità o concentrazione di analita. Si ottiene per differenza tra il valore medio di una serie di misurazioni ripetute su aliquote diverse di uno stesso campione e il valore reale. Esso è generalmente misurato all’interno di una sessione analitica e tra sessioni analitiche diverse (anche in considerazione della possibile esecuzione del metodo da parte di operatori diversi);
Calibratore: campione contenente una quantità definita di analita, nota al Laboratorio che lo esamina, allestito in matrice biologica uguale o, se questa non è disponibile, comunque simile a quella dei campioni da analizzare, e utilizzato per l’allestimento della curva di calibrazione.
Carry-over (effetto di “trascina mento”): caratteristica di un metodo analitico, misurabile attraverso l’Analisi di un bianco successivamente all’Analisi di un campione contente una quantità/concentrazione elevata (es. ULOQ) di analita. Qualora l’Analisi di tale bianco produca un risultato inferiore al LLOD il carry-over del metodo è da considerare accettabile.
Catena di custodia: procedura documentata atta a garantire l’autenticità, l’integrità e la tracciabilità di un campione dal momento del prelievo/raccolta sino allo smaltimento; essa deve permettere, tra l’altro, di ricostruire l’iter del campione all’interno del Laboratorio, di conoscerne in ogni momento l’ubicazione, di identificarlo in maniera inequivocabile, di conservarlo correttamente e di verificare la correttezza delle condizioni di conservazione, di preservarlo in tutte le fasi da manomissioni e adulterazioni volontarie o involontarie, nonché di individuare tutte le movimentazioni e manipolazioni del campione, in quali date e da quali soggetti esse sono state eseguite.
Coefficiente di Variazione (CV) o deviazione standard relativa: frequentemente utilizzato per misurare la precisione di una determinazione quantitativa, è dato dal rapporto percentuale della deviazione standard di una serie di misurazioni eseguite su aliquote diverse di uno stesso campione sul valore medio di tali misurazioni.
Controcampione (campione di revisione, campione B): campione avente caratteristiche del tutto sovrapponibili e prelevato contestualmente al campione sul quale sarà eseguita un’Analisi (campione A). Il controcampione deve essere sigillato e conservato in catena di custodia per un periodo di tempo prestabilito, comunque superiore al periodo di conservazione del campione A, in modo da essere disponibile per un’eventuale Analisi di revisione .
Controllo cieco: controllo non dichiarato atto a verificare la conformità di un’Analisi alla rispettiva Procedura Operativa Standard oppure campione contenente una predeterminata concentrazione di analita, ignota al Laboratorio a cui tale campione è inviato, utilizzato per valutare se, e in che misura, il risultato analitico prodotto dal Laboratorio soddisfa caratteristiche di qualità prestabilite.
Controllo noto (controllo negativo, controllo positivo): campione contenente una quantità definita di analita, nota al Laboratorio che lo esamina, e allestito in matrice biologica uguale o, se questa non è disponibile, simile a quella dei campioni reali. I controlli noti sono preparati in maniera il più possibile indipendente dai calibratori a partire da standard di purezza certificata e in corso di validità, ovvero sono reperibili in commercio sotto forma di materali di riferimento certificati, e sono aggiunti ad ogni batch di Analisi allo scopo di controllare la performance della procedura analitica.
Controllo di qualità interno: monitoraggio del l’affidabilità analitica di un Laboratorio, effettuata dal Laboratorio stesso, attraverso l’Analisi di controlli ciechi e controlli noti.
Criteri minimi di identificazione e quantificazione: insieme di criteri prestabiliti che devono essere simultaneamente e obbligatoriamente verificati al fine di attribuire il grado di specificità richiesto per l’identificazione di un analita (es. tempo di ritenzione e rapporti ionici all’interno di intervallo prestabiliti) e/o di precisione e accuratezza per la sua quantificazione (es. lettura di un controllo positivo corrispondente alla concentrazione reale entro un intervallo di tolleranza prestabilito).
Curva di calibrazione: valutazione grafica e matematica della relazione esistente tra quantità o concentrazione di un analita e il segnale da esso prodotto. Tale valutazione deve prendere in esame sia il tipo di interpolazione dei punti di calibrazione (es. lineare, non lineare) sia il valore del relativo coefficiente di regressione. Per definizione, la curva di calibrazione non ammette estrapolazioni. Pertanto, non può essere utilizzata per misurare concentrazioni al di fuori di tale intervallo, a meno di non operare una diluizione del campione così da riportarne la concentrazione all’interno dell’intervallo di calibrazione. La scelta del numero di calibratori dipende da diverse considerazioni, tra cui la linearità o non linearità dell’interpolazione (più elevato nel secondo caso). I calibratori devono essere in ogni caso uniformemente distribuiti e devono includere il LLOQ quale calibratore inferiore.
Cut-off o Valore Soglia o Soglia Decisionale: limite di concentrazione definito, in maniera convenzionale e arbitraria, per stabilire la negatività ovvero la positività (non negatività nel caso di Analisi di screening ) di un campione. Il valore di cut-off, pertanto, può dipendere dall’ambito di applicazione dell’analisi.

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